martedì 15 maggio 2007

li uccideva il vissuto d' incompletezza (dal capitolo IV della Stele - la conferenza)

Di fatto li uccideva l' irresistibile tendenza, elicitata dagli ordigni bellici, ad iniziare a far parte di un organismo che superasse i limiti e le ristrettezze della corporeità e dell' identità individuale. I viventi, trafitti da queste armi micidiali, avvertivano un vissuto di incompletezza e di insicurezza relativamente alla limitatezza dell' essere solo un individuo, separato dagli altri, autonomo, tale da dover sopperire a tutte le necessità tramite il proprio essere, limitato e vulnerabile. Sentivano il bisogno irrefrenabile di compartecipare ad un' entità superiore, che superasse il limite dell' esistenza personale del singolo. Sentivano di aver bisogno di un appagamento non raggiungibile tramite la loro esistenza individuale. Sentivano qualunque quantità di amore potessero dare o ricevere dall' altro come insufficiente a garantire la sopravvivenza, proprio perché l' amore ricevuto, di qualsiasi entità fosse, non poteva esser tale da far superare la separazione dall' altro, la differenziazione in entità diverse. L' amore dato o ricevuto non poteva fondere due individui nella completa conoscenza e condivisione. Vivevano tale improvvisa consapevolezza come una illuminazione insopportabile sui limiti e sul dolore dell' esistenza,
 
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