giovedì 7 maggio 2009

I DIALOGHI DI UMBERTO

HO IL PIACERE DI CONDIVIDERE, CON CHIUNQUE LEGGERÀ QUESTO MIO BLOG, L' AVVENUTA PUBBLICAZIONE, PER I TIPI DI PENDRAGON EDITORE DI BOLOGNA, DEL MIO SECONDO LIBRO "I DIALOGHI DI UMBERTO". TRATTASI DI UNA RACCOLTA DI RACCONTI CON PROTAGONISTA UNICO, UMBERTO, NOVELLO MARCOVALDO CHE ESPLORA LA SOCIETÀ ODIERNA E CIÒ CHE RESTA DELLA NATURA.
TRAMITE FANTASIOSE RAZIONALIZZAZIONI PSEUDOSCIENTIFICHE IL PROTAGONISTA SFIDA LA SOLITUDINE DELL' UOMO CONTEMPORANEO PER ARRIVARE A TENTARE, INFINE, LA DIMENSIONE DELL' INCONTRO E DEL SILENZIO.

ALLEGO UN BRANO:

- Filippo, non interrompere la concentrazione! C’ era un pianeta lontanissimo, … questa è una storia di fantascienza, come avete capito. Un pianeta lontano e sconosciuto alla galassia centrale, fuori dai poteri del grande impero transgalattico. Era un pianeta brullo e roccioso, facente parte di un sistema che rotava intorno ad una stella. Su questo pianeta, gradualmente, dopo miliardi di anni, iniziò la vita. Prima si formarono i mari, a causa della condensazione dei gas atmosferici da cui ebbero origine le precipitazioni. Grandi zolle di terra formarono i continenti. Nel mare iniziarono ad assemblarsi molecole che diedero origine alle prime forme viventi.

- I dinosauri! – esclamò Gaia.

- Quelli vennero dopo – corresse nonno Umberto – e si chiamavano, su quel pianeta, binosauri, se vuoi saperlo, ma ancora prima dei binosauri dovevano passare miliardi di anni, la vita era solo agli inizi.

- A proposito - chiese Filippo – come si chiamava quel pianeta?

- E qui viene il bello – si chiamava Gaia, proprio come te, gioia!

- Come me? Wau.

- Miga era detto pure Gea? – chiese Filippo – comincio a capire.

- Si, pure Gea o Bea da alcuni.

- Capisco, capisco, miga in seguito fu abitato da una specie vivente evoluta chiamata homo sapiens, per caso?

- No, no, bensì da una specie vivente ipoevoluta chiamata bomo bapiens, ma molti anni dopo.

- Capisco, capisco.

- Ehi, io non ci capisco niente, che storia è questa?

Il nonno iniziò a narrare sempre più concentrato ed in termini comunque tali da farsi comprendere dai due nipoti, alternando spiegazioni più compiute per il grande e semplificazioni per la piccola che ascoltava attenta, sistemandosi ogni cinque minuti gli elastici delle code, uno azzurro e uno verde secondo il suo vezzo.

- Sulla terra, pardon su Gaia, miliardi di anni fa si crearono le prime molecole organiche, composte con l’ atomo del carbonio che è quello della vita. Da esse derivarono assemblati definibili come viventi. Si trattava solo di molecole complesse, tra loro associate, come i moderni virus, come gli agenti biologici che oggi fanno venire l’ influenza - spiegò il vecchio ai nipoti.

- Si trattava – disse - di molecole di diverso tipo tra loro associate in un’ unico essere piccolissimo eppure capace di riprodursi perché una sua molecola interna era capace di fare una copia di se stessa. Non sappiamo – proseguì – come poteva avvenire in quell’ immenso oceano stranissimo che c’ era allora su Gaia. Oggi questi virus riescono a riprodursi, a moltiplicarsi dentro le cellule degli animali. E’ come se quell’ oceano di tanti anni fa fosse come un’ immensa cellula, una cellula oceanica, fosse un oceano di citoplasma cioè di un liquido come quello delle cellule del corpo umano, si definisce brodo primordiale.

- Era come una pentola di brodo di pollo – suggerì Filippo.

Umberto spiegò che poi si formarono organismi più complessi, come piccole sfere, con una vera e propria parete, capaci di vivere e riprodursi da soli.

- Erano i procarioti – egli spiegò – simili agli attuali batteri, altri microbi che portano le malattie. Erano piccoli e sferici, erano cocchi, anzi clamidie, ma questo è complesso per Gaia. Erano piccole sfere invisibili, viventi, diffuse ovunque, un’ infinità.

- Ci sono anche ora, purtroppo – disse Filippo – sono i batteri e portano le malattie, però ora hanno varie forme, è vero nonno?

- No, no, Filippo, non devi vederla così, è un frainteso che si può creare. Noi conviviamo con loro; senza di loro noi non esisteremmo, neanche oggi; le malattie sono solo un fenomeno secondario.

- E’ vero – disse Filippo, subito – infatti nello yogurt ci sono i batteri che ci fanno bene e il nostro intestino è pieno di batteri che ci aiutano a digerire.

- Non solo l’ intestino, essi collaborano con noi in tutto il corpo, con noi e con tutti i viventi, ti ho detto che senza i procarioti noi e tutti gli animali veri e propri non esisteremmo.

- Questo non lo capisco.

- Le cellule degli organismi superiori, degli animali e delle piante per capirci, i miliardi di cellule che formano ogni vivente sono dette eucariotiche, sono cellule molto complesse. Ebbene queste cellule eucariotiche comprendono al loro interno i procarioti: sono i clostridi e i mitocondri. Li hai studiati?

- Sì

- Formano l’ energia; sono i vecchi procarioti che abbiamo incorporato nel nostro organismo, dentro ognuna delle nostre cellule, ne abbiamo miliardi e miliardi, Filippo! Noi sbagliamo, Filippo, a dire che siamo un organismo, un corpo. In realtà ognuno di noi è un sistema vivente di organismi. Come ti dicevo, ognuno di noi non potrebbe esistere senza, ad esempio, i batteri dell' intestino o di tutto il nostro organismo. Come faccaimo a dire di essere un corpo. Ognuno di noi è un insieme di viventi.

Umberto volle proseguire, meravigliandoli ulteriormente: - Sapete che miliardi di anni fa la morte non esisteva?

- No!

- No!

- Non esisteva: ogni procariote riproduceva se stesso, come fotocopiandosi, anche ora i batteri fanno così. Da uno ne derivano due, per scissione, come quando si fa una fotocopia. Tutti uguali. Il filo della vita produce un altro filo uguale a se, la cellula si divide in due. In ognuna delle due il filo della vita ne produrrà un altro e così via all’ infinito, traendo dall’ ambiente l’ occorrente per la riproduzione. Se non sono sopravvenute condizioni ambientali avverse che l’ abbiano distrutto, siccità e via dicendo, il primo procariote, creatosi miliardi di anni fa, potrebbe aver resistito ed essere ancora vivente, in giro sulla faccia della terra, di Gaia.

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