sabato 20 gennaio 2007

Egli

Egli iniziò la sua vita da un seme molto piccolo che vagava per gli spazi; allora era invisibile; rimase sempre invisibile.
Egli, all’inizio dell' esistenza, era praticamente invisibile perché la sua natura era di seme piccolissimo che volava negli spazi dei cieli, impercettibile per qualsiasi intercettatore senziente. Allora un urto con un granulo di polvere lo avrebbe frantumato come avviene per un fiocco di neve che urta una montagna.
Egli, dopo che per lunghe ere dei tempi esistiti ebbe volato nei cieli dell’universo senza essere distrutto, si annidò nel corpo di un animale.
Si annidò in un corpo animale mentre vagava in volo nei cieli dell’universo, scegliendolo mentre li guardava. Penetrò nell’animale senza atto di fecondazione, com’entra un alito di vento. Nacque.
Non aveva padre né madre, in realtà. Nacque da un piccolissimo seme che vagava negli spazi da cielo a cielo, scaldato dal calore degli astri vicino cui passava e poi congelato, nei suoi viaggi, dal freddo siderale che separa le stelle tra loro. Così viaggiò per ere ed ere mentre il cosmo cresceva e cambiava. Sua madre naturale, per averlo dato alla luce avendolo tenuto in grembo durate la gravidanza, era un animale caldo, dal crine nero.
Dopo la nascita crebbe molto lentamente ed era già antico quando le sue dimensioni divennero notevoli. Iniziò a svilupparsi maggiormente, nel tempo, rimanendo sempre invisibile ed, in tutti i modi, impercettibile e non rintracciabile nè valutabile con qualsiasi strumento o apparecchio.
Inesplorabile. Insondabile. Indimostrabile. Inconoscibile. Imponderabile. Impensabile.
Non verosimile alla conoscenza.

Egli non terminò la sua crescita, come gli altri esseri, una volta raggiunta la piena realizzazione dello sviluppo programmato. Continuò ad estendersi a dismisura e divenne enorme, secondo qualsiasi parametro di valutazione dei viventi.
Iniziò ad occupare lo spazio che, prima, era stato dei cieli e, da un pianeta ad un altro, si estendeva il suo essere corporeo, invisibile ed impercettibile ad ogni vivente e ai loro strumenti di rilevazione. Tutto rimaneva nero nei cieli o, se la luce di un astro penetrava in essi, i corpi illuminati assumevano i loro colori ma non vi era più cielo, né alcuna atmosfera, né il vuoto perché l' organismo di Egli riempiva lo spazio tra i corpi celesti e si estendeva tra le stelle, tra i pianeti e i loro satelliti. Materia vivente sostituiva il vuoto degli spazi e i gas e la polvere dei cieli, ma i viventi non potevano percepirne la presenza né alcuna traccia di esistenza. Egli era e non lo si poteva sapere.
Si estese tra le stelle e le costellazioni, tra le galassie e le nebulose, resistente a tutti i fenomeni del cosmo e al calore degli astri infuocati. Egli occupò gli spazi del cosmo e il suo corpo univa i mondi tra loro e ne fungeva da collegamento, avendo sostituito tutti i gas e gli elementi inerti ed inorganici che si interpongono tra le sedi dei viventi che nello spazio, sui corpi celesti o sui loro stessi artefatti, hanno i luoghi della loro vita.
Egli, avendo occupato gli spazi che congiungono astri e altri corpi cosmici, rendeva un tutt' uno la parte dell' universo dove si andava espandendo perché materia organica, costituente il suo essere, respingeva via da quei luoghi il vuoto, l' assenza, il nulla. Inglobava nel suo sé pianeti o altre sedi degli esseri viventi, senza che ciò fosse noto ad alcuno se non a lui stesso.
Non comunicò mai con alcuno, non facendo parte della sua natura il piacere della condivisione. Egli si occupò sopra ogni cosa di unire i mondi.

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