venerdì 16 marzo 2007

astronavi vascello; da "La Stele" cap. IV - La Conferenza -

In quel tempo popoli che vivevano su pianeti fino ad allora del tutto isolati, come BN1 o BN2 o quelli delle prime altre serie alfanumeriche allora catalogati, tutte persone, per altro, abbastanza evolute e radicatissime ai loro pianeti (nel senso letterale: si trattava, quasi sempre di specie munite di radici o, in ogni caso, ascrivibili ai regni vegetali) scoprirono l' esistenza di altri esseri viventi durante le lunghe sere dei loro pianeti e, in special modo, nei loro focosi tramonti (erano, quelli, pianeti molto vicini alle loro stelle), quando, sporgendosi da un colle o in vicinanza di un mare, riuscivano a distinguere, nel chiarore diffuso, le più brillanti luci delle Astronavi Vascello, i nuovi mezzi per spostamenti di massa, utili alle colonizzazioni, che, sotto le Dinastie Paraconfederali, erano diventate i mezzi di locomozione più diffusi.
Si vedevano nei cieli file di luci allineate e bascullanti, delle immense astronavi vascello. Si riuscivano a distinguere, quando le condizioni di luminosità erano favorevoli, le grosse sagome brunastre di quelle astronavi simili a mondi. Si sentivano, se pur lontani, echi dei fragori che venivano attribuiti ai macchinari ma che, in realtà, altro non erano che il segno tangibile dei bagordi degli astronauti a bordo (ve ne erano milioni di rammet in ogni astronave). A popolazioni sedentarie e miti, inclini alla filosofia, come gli abitanti di quei pianeti, queste visioni inducevano serenità, riflessioni, spirito comunitario e, in qualche caso, forme più o meno ponderate o leggermente esagerate, di ilarità.

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